Alla ricerca dell’identità perduta
Il nostro secolo, più di ogni altro, ci impone di guardarci allo specchio e di definire quotidianamente la nostra identità. In tempi di società liquida, la dispersione dell’io è fisiologica, ma anche incontrollabile.
La globalizzazione, uno dei più straordinari balzi in avanti della storia, a fronte della costruzione di un mondo sempre più interconnesso, ha portato con sé una rinnovata vocazione alla chiusura. Le persone, così come gli Stati, tendono ad autolimitarsi in un perimetro mentale ben definito, illudendosi di poter riconquistare almeno lì una qualche forma di controllo. In realtà è di dominio pubblico che la società odierna vede gli attori che ragionano in chiave prettamente individualistica schiacciati da coloro che invece si mettono in discussione lavorano per arricchire la propria identità con gli elementi della contemporaneità.
E così il ritorno dei movimenti nazionalistici in molti Stati europei e la politica di chiusura portata avanti dalla Presidenza Trump negli Stati Uniti favoriscono inevitabilmente lo spostamento a Est dell’asse dell’equilibrio politico, favorendo nuovi colossi come i BRICS, che vivono oggi la transizione da Paesi in via di sviluppo a Paesi sviluppati.
A livello più basso gli individui tendono a chiudersi al diverso, autocondannandosi ad esempio all’incapacità di gestire in modo costruttivo il fenomeno migratorio che non è arginabile, in quanto l’interconnessione globale determina inevitabilmente lo spostamento di masse di persone fra Stati e continenti.
L’apertura, che dovrebbe essere la principale vocazione del nostro tempo, resta invece in sordina in questo vortice di autoreferenzialità. Da questo punto di vista, il passaggio storico degli ultimi decenni può paradossalmente essere considerato un incredibile passo indietro: in tutte le grandi stagioni di trasformazione che il mondo ha attraversato, l’uomo ha sempre dimostrato una straordinaria capacità di adattamento, che lo ha portato ad abbracciare qualunque processo di cambiamento affrontandone le difficoltà e superandone i limiti. Oggi è come se gli ostacoli fossero diventati troppo alti, come se l’uomo fosse troppo stanco per continuare a saltare.
Quest’anno “Informarsi insieme” torna innanzitutto con la volontà di comprendere questo processo nelle sue implicazioni politiche e sociali. Dalla Brexit alla Catalogna, dall’Italia agli Stati Uniti, dal Mar Mediterraneo all’Oceano Pacifico.
A cura di Giulia Iacovelli