A tu per tu

Eleonora Duse e Gabriele D’annunzio: la potenza di un amore travolgente

“È morta quella che non meritai”
Queste le parole che, appresa la notizia, Gabriele D’Annunzio mormorò.
Sono trascorsi esattamente 100 anni dalla morte di Eleonora Duse, avvenuta a Pittsburgh il 21 aprile
1924.
Facile è amare con la testa – cioè sapendo che quella persona non ci completa, ma ci fa stare bene.
Quanti di noi, in fondo, rinuncerebbero alla serenità di un mare calmo, senza onde travolgenti ma
soltanto basse maree? Probabilmente, solo coloro che amano col cuore, cioè quelli che sanno amare
consapevoli di poter ferire ed essere feriti. L’unica condizione che conoscono è abbandonarsi
totalmente ad un flusso tanto salvifico quanto pericoloso.
Del secondo tipo fu l’amore che legò Gabriele D’Annunzio ad Eleonora Duse. Celebre ed
affascinante scrittore lui, formidabile attrice di teatro lei. Talentuosa al punto da essere conosciuta
come “la Divina”. Donna non particolarmente bella, con tratti del viso marcati per gli standard
estetici dell’epoca. Ciò che definiamo bello, infatti, è sempre frutto del tempo in cui viene definito –
a dispetto del pensiero kantiano per cui esso coincide con “ciò che piace universalmente senza
concetto”. Come mai oggi abbiamo perso questa consapevolezza, e preferiamo rifarci a dei modelli
preconfezionati di “bellezza”?
Amare con il cuore equivale a comunicare con l’anima, giacché le anime parlano un linguaggio
comprensibile soltanto a quelle affini. Goethe le chiamerebbe “affinità elettive”, ma ciò che conta è che Duse e D’Annunzio sapevano intendersi. Tanto profondo fu il loro legame – resistito al tempo
per dieci anni – che contribuì notevolmente alla scrittura del vate e alle performance di una delle più
grandi attrici italiane.
Eleonora, infatti, portò sulle scene molte opere di Gabriele – talvolta finanziandole direttamente e
garantendone il successo nel panorama mondiale. Fu musa ispiratrice della raccolta poetica Alcyone
e di tanti altri componimenti. Durante la loro relazione, D’Annunzio scriveva circa 6000 versi al
mese. Eppure, non sempre le fu riconoscente. Non era all’altezza dell’amore che lei provava per lui
ma – ciò che è peggio – neanche di quello che lui stesso sentiva per lei.
Qualcuno ha detto che non esistono amori difficili, bensì persone incapaci di amare. Eleonora
sapeva di essere amata, pur nella sofferenza provocata dall’impossibilità di esserlo come avrebbe
meritato. Lo sapevano entrambi. Ma un amore non è meno importante sol perché doloroso, o
destinato a finire. Un amore è degno di essere vissuto quando si ama col cuore, che è il solo modo
di sopravvivere all’eternità e al buio.
100 anni dopo la morte di Eleonora, queste parole vogliono fungere da abbraccio finale tra due
anime che – non c’è dubbio – si sono riconosciute.
“Gli perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata. Gli perdono tutto, perché ho amato.”
“È morta quella che non meritai.”
A cura di Federica Tarantino

 

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