“The Greatest Showman”: un inno alla diversità
Titolo Originale: The Greatest Showman
Nazione: U.S.A.
Anno Produzione: 2017
Genere: Musical
Durata:105′
Regia: Michael Gracey
Interpreti: Hugh Jackman; Michelle Williams; Zac Efron
Sceneggiatura: Bill Condon; Jenny Bicks
Fotografia: Seamus McGarvey
Montaggio: Tom Cross; Robert Duffy; Joe Hutshing; Michael McCusker; Jon Poll; Spencer Susser
Musiche: John Debney; Joseph Trapanese; BenjPasek; Justin Paul
The Greatest showman, esordio alla regia di Michael Gracey, prodotto nel 2017, è un musical hollywoodiano che dimostra avere la sua arma principale nei significati che vuole trasmettere. Il film vede come protagonista principale Phineas T. Barnum (Hugh Jackman), figlio di un umile sarto nell’America dell’Ottocento. Sogna un mondo pieno di colori dove avere successo, pubblico ai suoi piedi e sposare Charity (Michelle Williams), facendosi accettare dall’aristocratica famiglia di lei, che lo bistratta. L’amore spinge Charity a seguirlo, nonostante le umili origini dell’amato, e incoraggiarlo nella strada verso il successo. Dopo un primo tentativo, Phineas comprende che le sue doti d’intrattenitore non possono bastare per ottenere l’attenzione del pubblico. Chiama così ad esibirsi nei suoi show i “diversi”, ciascuno con le proprie “stranezze”, quelli che altri chiamerebbero “fenomeni da baraccone” (freaks): la donna barbuta, l’uomo altissimo, il nano, l’uomo tatuato, una coppia di trapezisti di colore. Emarginati e disprezzati dai più, vengono finalmente trattati dal protagonista con umanità e dignità. Nasce così il Barnum Circus, che attira un pubblico sempre crescente, nonostante i detrattori e le pessime critiche sui giornali. Con l’aiuto del giovane Phillip Carlyle (Zac Efron) e della cantante svedese Jenny Lind (Rebecca Ferguson), Barnum intercetta anche il pubblico più snob e vienetravolto da un successo senza precedenti.
Attraverso la trama, si riesce a comprendere come ciò che renda in particolar modo amato e apprezzato questomusical sia il suo inno alla diversità e all’accettazione di quest’ultima; assumere la prospettiva del diverso infatti permette di abbattere tutti i muri portanti su cui si ergono gli stereotipi e i pregiudizi, da sempre esistiti seppur negativamente. Questo può accadere perché, al centro del circo stesso, vi sono i diversi e sono proprio loro a portare avanti lo spettacolo, regalando gioia e felicità non solo ai bambini, ma in particolar modo agli adulti. Emerge, dunque, il tema del circo come una grande famiglia per reietti che riescono a trovare la propria identità nel mostrarsi per quel che sono. È un film che, come si ha modo di notare, non lascia nessuno in secondo piano, come viene detto nella stessa canzone “This is me”. Molti critici, infatti, scrivono e consigliano tale film a chiunque, almeno per una volta nella propria vita, si sia sentito in disparte dal momento che, proprio come viene detto nella canzone, nel mondo c’è posto per tutti.
Oltre al tema della diversità spicca il concetto secondo cui ciò di cui ha veramente bisogno l’uomo sia lafelicità. “L’arte più nobile è quella di rendere gli altri felici”: posta a fine film, questa frase sta proprio a dimostrare come, nonostante le differenze, nonostante tutte le critiche che possono essere rivolte a coloro che sono considerati diversi, sono loro stessi che, usando le proprie qualità, hanno saputo rendere gli altri felici.
Possiamo dunque affermare che il solo modo per sopravvivere alla mediocrità quotidiana è l’eccezione, l’unicità, che non deve essere vista come punto di debolezza ma, al contrario, come un punto di forza, perché in fondo ognuno di noi è Unico e al tempo stesso Eccezionale.
A cura di Maria Luisa Cazzato