È tempo di buoni propositi,  Libri, musica e film

Un libro d’ore pop

Personale e intimo, il libro d’ore è una delle espressioni più raffinate della letteratura medievale. Ma cosa succede se la sua scansione non si impegna più a suddividere le parti della giornata, ma, piuttosto, a dipingere ritratti che possano accompagnarci quotidianamente? Beh, allora viene fuori ‘Sette ragazze imperdonabili’, un geniale breviario pop.

Chi mai penserebbe che il flusso dei pensieri di una donna possa essere addirittura imperdonabile?

“Sì, certo, non voglio dire che qualche cattiveria talvolta non l’ho pensata… ma imperdonabile?”

    1. Spero di sì, spero che per tutte sia un sì! Perché per Letizia Cesarini (in arte Maria Antonietta) ciò che rende imperdonabili queste donne e i loro pensieri è il fatto che non si sono mai conformate ad alcun cliché o stereotipo per tranquillizzare le aspettative della società o compiacere qualcuno.

E non è facile.

Non lo è affatto, perché significa avere fiducia in sé stesse, nelle proprie complessità e contraddizioni.

Siamo spesso portati a credere che una scelta tra due vicoli sia più facile che tra quattro; che se il successo si raggiunge in maniera lineare, ebbene allora è dovuto e meritato. Queste ragazze ci fanno sentire meno sole nelle nostre piccole battaglie, perché ci accompagnano ed insegnano che ciò che è sudato e guadagnato finisce per soddisfare di più.

Nel corso della lettura, sette imperdonabili Donne ci insegnano che ciò che facciamo esiste: che non è l’approvazione di qualcuno a rendere più o meno validi i nostri sforzi, i nostri obiettivi, ciò in cui crediamo e quello che pensiamo.

Maria Antonietta affida ad Antonia Pozzi il doloroso compito di mostrarci il verso della medaglia: ‹‹L’approvazione non è tutto, la comprensione non è l’approdo necessario, eppure quanta fatica mi è costato vivere senza di loro››.

La sensibilità è un privilegio, ma è difficile da maneggiare: la sensibilità è proprio come le pagine dei libri d’ore, preziosa e fragile.

Non che le sette fanciulle siano fragili; Jeanne d’Arc si è fatta da sè guerriera ed Etty Hillesum, “la ragazza che non sapeva inginocchiarsi”, ha dato la vita per i suoi ideali di umanità e religione.

E imperdonabili, di conseguenza, sono state anche le loro scelte, a volte terribili, come ci confessa la voce di Marina Cvetaeva.

La fede, che sia in Dio, nell’Amore o in un’Idea, richiede uno sforzo: è l’autodisciplina che ci insegnano i diari di Sylvia Plath. Forse cela anche un po’ di intransigenza: è una fiammella flebile.

E il più grande insegnamento che sette Maestre imperdonabili possano darci.

A cura di Luisa Anna Mele

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