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Nella mente di chi si sente inadeguato: recensione e commento del romanzo “Lo Squalificato”, di Osamu Dazai.

Nei momenti in cui si è più vulnerabili, quando crediamo che il peggio sia arrivato, quanti hanno pensato almeno una volta che questa vita, probabilmente, “non fa per noi”? Certamente è parte dell’essere umano sentirsi qualche volta avvolti da un abbraccio di sconforto, ma per il protagonista del romanzo di cui trattiamo oggi, nonché “Lo Squalificato”, di Osamu Dazai, la percezione della vita si aggira intorno a un nucleo totalmente pessimistico.

Il nostro protagonista si chiama Oba Yozo, il quale riflette su quanto in realtà lui si sia sempre sentito diverso dagli altri: l’autore ci propone una suddivisione del suo punto di vista seguendo le varie fasi di vita di Yozo a partire dalla sua infanzia, proseguendo verso la giovinezza e l’età adulta, prendendo in esame la profonda condizione di disagio esistenziale che sta vivendo durante tutto l’arco della sua vita. Possiamo intendere già dai primi capitoli quanto Yozo, da bambino, si senta diverso dagli altri e questa concezione che ha di sé stesso è quasi disarmante nel momento in cui cerca di trovare la sua strada, sebbene definisca sé stesso come un “reietto” della società fin dalla tenera età. Per questo motivo, Yozo cerca in tutti i modi di farsi accettare dagli altri per far fronte alla grande paura dell’abbandono che lo accompagna sin da piccolo, in contrapposizione col senso di vuoto che lo caratterizza.

Tuttavia, la continua ricerca di approvazione e di felicità che lui stesso definisce una bugia, non essendo autentica, è considerata un inganno: questo aspetto contribuisce ad un ulteriore senso di estraneità rispetto agli altri e lo fa sentire ancora più solo. La necessità di sentirsi accettato lo porta a non avere dei rapporti autentici con chi lo circonda, né tantomeno a contraddire ciò che dice la gente per paura di essere lasciato in disparte. Si può chiaramente percepire la sua condizione di disturbo psichico che segue una strada di crescita e non accenna a fermarsi o a diminuire.

La narrazione con cui Dazai approccia alla carta è pulita e coinvolgente, riesce a far trapelare le emozioni che caratterizzano Yozo e possiamo riuscire, in un certo senso, a identificarci con lui, specialmente quando pensiamo di non poter fare qualcosa o di essere tenuti a farlo perché semplicemente dobbiamo e non possiamo evitarlo. Il tema del disturbo psichico è trattato in maniera realistica e inquietante, ma ancora più notevole è il modo in cui Dazai riesca a rendere il suo protagonista, pur sentendosi un reietto, dotato di grande empatia nel momento in cui riconosce di non essere l’unico a sentirsi estraneo, scatenando dentro di sé l’opinione secondo cui  le relazioni con gli altri siano unicamente frutto di “grandi spettacoli”, senza niente di autentico alla base.

“Lo Squalificato” è un romanzo psicologico dai toni cupi, che giungono alla nostra percezione come un pugno allo stomaco ma che al contempo è capace di raggiungere la nostra sensibilità più profonda, portando a riflettere e a riesaminare i passi che si è deciso di percorrere nel tentativo di cercare una conferma o l’occasione per iniziare da capo, nella speranza di non essere avvolti dall’apatia nei confronti della vita e, soprattutto, verso noi stessi.

A cura di Carlotta Peloso

 

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