Collegio e università

«Il mondo nuovo» di Mariangela Pira e i suoi nuovi protagonisti

Martedì 14 dicembre è stata nostra ospite la giornalista Mariangela Pira, autrice de Il mondo nuovo, il suo ultimo libro dedicato agli scenari economico-sociali post Covid-19. La discussione, guidata dalla studentessa Alessia Zagni, ha innanzitutto posato lo sguardo sui cambiamenti generati dalla pandemia, sulla svolta rappresentata dai vaccini, e sul riscoperto valore della collaborazione al fine di chiudere quanto prima questo brutto capitolo della storia contemporanea. Interrogata sulle modalità per garantire una efficiente gestione dei fondi europei, la giornalista ha risposto con una riflessione sulla tendenziale incapacità di utilizzo dei finanziamenti da parte del nostro Paese, come dimostrato dalle valutazioni stilate dall’Unione Europea. Con una riflessione di più ampio respiro, Mariangela Pira ha attribuito questo insuccesso alla mentalità, in particolare a quella del cittadino medio; la classe politica non è altro che il riflesso delle persone che rappresenta: per poterla modificare, quindi, serve un cambiamento dal basso.

Uno dei temi che ha suscitato maggiori critiche nelle scelte legate alla pandemia ha certamente riguardato i giovani, tra i più colpiti dai due anni di emergenza sanitaria, si sono visti rubare una componente importante della loro formazione; in un’età sensibile della crescita, e in un momento fondamentale della loro vita sono stati costretti a rinunciare a tanto. «L’Italia è un Paese che non cresce da vent’anni» ha detto Pira, perché da vent’anni non si investe nell’istruzione. Ne sono un esempio gli stipendi degli insegnanti, pari a un terzo di quelli della Germania. L’Italia ha una solida base culturale classico-scientifica su cui non investe abbastanza. Probabilmente dieci anni di scuola dell’obbligo non sono sufficienti per sviluppare e tenere allenato quello spirito critico di cui tanto si parla, perché cruciale è la capacità di tornare indietro nelle proprie convinzioni e sapersi correggere e migliorare, senza interrompere mai la tensione verso il perfezionamento di sé stessi.

Un’altra fetta della società che ha particolarmente risentito degli effetti della pandemia è stata quella delle donne, lavoratrici, casalinghe, professioniste e compagne. Mariangela Pira ha commentato con amarezza l’attuale condizione femminile e ha pronosticato che ci vorranno ancora due generazioni per assistere a un’evoluzione del ruolo delle donne. Molti passi in avanti sono stati fatti, ma d’altronde

«non è possibile cancellare con un colpo di spugna duemila anni senza voce».

Suggestivo il riferimento alle recenti scoperte archeologiche, per cui sembrerebbe che – basandosi sui dipinti rupestri – al centro delle società preistoriche ci fossero le donne-raccoglitrici e non gli uomini-cacciatori. Alcuni settori sembrano aver già colto la ricchezza di una gestione femminile delle situazioni più delicate; l’espressione glass cliff (scogliera di cristallo)  indica la tendenza a scegliere le donne per rivestire ruoli dirigenziali in aziende che si trovino ad affrontare una situazione problematica. Per migliorare la condizione femminile, però, deve essere fatto un lavoro capillare, che non si limiti alla politica delle quote rosa; il welfare della famiglia rappresenta, di contro, un ambito di fondamentale importanza. Una buona iniziativa, per esempio, potrebbe essere quella di aumentare i giorni del congedo di paternità. Non si tratta tanto e solo di pensare a delle concessioni aggiuntive a vantaggio della condizione femminile, ma di riequilibrare i ruoli e le responsabilità. Saper diminuire le differenze uomo-donna aumentando il potere della donna nella vita quotidiana dovrebbe essere una prerogativa della classe politica.

Infine la globalizzazione. «Un problema globale ha bisogno di un’attenzione globale» ha scritto la giornalista nel suo libro. Dall’inizio del nuovo millennio, ormai, ciò che accade in una realtà locale ha spesso un effetto domino di dimensione mondiale, da qui l’importanza di un’Europa forte, che sappia ergersi come attore a sé tra Cina e Stati Uniti d’America. L’Europa, invece, fatica a trovare la propria unità, e questo si riflette nella forza delle sue azioni.

La serata è stata un’occasione per riflettere su temi attuali attraverso il punto di vista di un’esperta del settore, che ha guidato la conversazione con atteggiamento disincantato, diretto, ma fiducioso nei confronti dei cambiamenti concreti di cui soprattutto i giovani potranno essere artefici.

A cura di Melodie Bertoli

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