Collegio e università,  Per riflettere

L’importanza della lettura. Oggi e per sempre

Maryanne Wolf è stata la terza ospite del ciclo di conferenze Un secolo di futuro. L’Università tra le generazioni presso il nostro Ateneo. La neuroscienziata cognitivista e docente della University of California di Los Angeles (UCLA) ha condotto un intervento dal titolo Information, Knowledge, Wisdom. Their transmission and transformation in the digital age, prendendo le mosse dai cambiamenti nella capacità di lettura oggi e le conseguenze di tali cambiamenti nell’uomo e nella società.

Il cervello umano si modifica per influenza di ciò che leggiamo, ma anche di come lo leggiamo e perché; ha imparato a riorganizzare sé stesso a seconda del sistema di scrittura utilizzato (ad esempio, un inglese avrà una struttura cerebrale diversa da quella di un cinese). Allo stesso modo la plasticità cerebrale fa in modo che esso subisca dei cambiamenti anche in base al contenuto e allo scopo della lettura. Oggi, «Skimming is the new normal» ha affermato Maryanne Wolf, indica la tendenza odierna a scandagliare un testo alla ricerca delle informazioni più importanti, tralasciando tutto quello che viene considerato superfluo: è in quel superfluo che si nasconde il potere e la bellezza della lettura. È nel superfluo che sta la «living word» – parola viva -, lo sforzo dell’autore e la sua lotta per cercare di cogliere le parole più appropriate a trasmettere i propri pensieri. Eliminando il superfluo si elimina la ricchezza verbale, la complessità del linguaggio umano e la sua densità. Questa lettura percentuale porta ad un calo dell’attenzione e della memoria e mette a rischio lo sviluppo di analisi critica e di empatia.

La lettura, quella vera, che Wolf chiama «deep reading», richiede «millisecondi e anni». Si tratta di un processo cumulativo che si costruisce nell’istante richiesto per leggere le parole sul foglio e negli anni di accumulo dei testi, con pazienza e costanza. Sono questi anni a concedere abbastanza tempo per lo sviluppo di un pensiero critico e della capacità di assumere il punto di vista dell’altro, l’empatia.
Perdere la capacità di leggere in profondità ha effetti sul lettore e sulla società. Il singolo essere umano si ritroverà vittima del bias di conferma e, senza lo strumento del pensiero critico, accoglierà solo quelle informazioni che confermano le sue conoscenze pregresse. Verrà meno la capacità di attuare uno sforzo conoscitivo verso la verità e l’abilità di saperla discernere dalla menzogna. In un mondo pieno di distrazioni, mancherà il tempo per lo sforzo di afferrare la complessità, per calarsi nella prospettiva altrui e cercare di comprenderla, per percepire la bellezza e la spiritualità della lettura. Dal punto di vista collettivo, se l’analisi critica e l’empatia si atrofizzano cala l’attenzione verso gli altri e i loro bisogni e si diffonde una maggiore suscettibilità a false informazioni e demagogia. Si parla, insomma, di una minaccia per la società democratica.

Infine, Wolf ha espresso le conclusioni a cui le sue ricerche l’hanno portata. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, è emersa la necessità di preservare il nostro patrimonio di conoscenze anche nell’epoca di un’espansione tecnologica e digitale. Non dobbiamo dimenticare l’importanza della carta e della stampa, che, come studi dimostrano, sono ancora i mezzi più efficaci del digitale nel trasmettere un messaggio che venga ricordato nel tempo.

Fondamentale, inoltre, si rivela il ruolo dell’università e di tutti gli altri centri di istruzione. È loro il compito di formare generazioni di cittadini capaci pensare al di sotto della superficie, senza temere un confronto con la diversità e un ragionamento che li porti al di fuori della zona di comfort, in una continua ricerca e riflessione sulla verità delle cose. Alla fine, la conoscenza sta proprio in questa ricerca continua, perché, come diceva l’illuminista tedesco Lessing: «Se Dio tenesse chiusa nella mano destra tutta la verità e nella sinistra il solo desiderio sempre vivo della verità, il filosofo avrebbe in eterno scelto la mano sinistra».

A cura di Melodie Bertoli

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