La libertà della scelta educativa
“L‘articolo 33 della nostra Costituzione dice chiaramente che quanti sono meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i più alti gradi degli studi. La domanda è, dunque,d’obbligo, e se costoro non hanno i mezzi? Allora è, ancora, la Carta Fondamentale a statuire che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana.”.
Queste le parole di apertura di Suor Anna MoniaAfieri, legale rappresentante dell’Istituto di Cultura e Lingue Marcelline, ospite, insieme al professor Marco Grumo, all’evento che si è tenuto in Collegio lo scorso 14 aprile, dal titolo “La libertà della scelta educativa – Come il Covid19 ha stravolto il sistema scolastico”.
L’incontro è stato un arricchente momento formativo in cui si sono poste al vaglio le difficoltà del sistema scolastico italiano, con quali sfide affrontare il futuro imparando da un passato non troppo remoto.
La pandemia ancora in corso ha innegabilmente minato le fondamentadi uno degli ambiti più delicati del nostro ordinamento. Oggi la DAD ha preso il sopravvento, ma, c’è da chiedersi, questa ottempera, con le sue modalità, al diritto all’istruzione così come costituzionalmente garantito?
Una disattenta applicazione dell’art. 3 della nostra Costituzione,secondo Suor Anna Monia Alfieri, ha prodotto un sistema scolasticoclassista, regionalista e discriminatorio.
Se la scuola del “pre-Covid” faticava a tutelare meno abbienti e disabili, la didattica a distanza ripete lo stesso meccanismo, intervenendo su un sistema scolastico che non è neutro.
Un’altra riflessione interessante è quella delineata dal Professor Grumo, che si è soffermato su un altro aspetto critico della DAD, puntualizzando che, naturalmente, la scuola non è solo didattica, ma anche incontro, relazione, esempio, confronto, movimento, svago.
Tuttavia, passate in rassegna le criticità insite in un sistema di didattica a distanza inseritosi in un contesto oltremodo frammentato, il Professor Grumo, economista, ha analizzato con grande lucidità alcune possibili soluzioni concrete, affermando che “la scuola ha senso se crea lo sviluppo della persona e lo sviluppo dei territori”.
La diffusione del Coronavirus ha reso più che mai evidente che i territori italiani non sono tutti uguali e, conseguentemente, la scuola italiana non può essere uguale in tutti i territori.
Ciò che urge, anzitutto, è dunque lavorare incessantemente per rafforzare l’unitarietà nella scuola, ma al contempo dare un margine di libertà alla scuola stessa, che permetta di evitare la standardizzazione e favorisca l’adattamento alle esigenze interne e locali. La DAD è un falso problema, il problema vero è creare una “democrazia superiore”all’interno del sistema scolastico, sostenendo, tramite contributi, coloro che non potrebbero altrimenti avvicinarsi alla proposta di istruzione che preferiscono e che sentono più vicina alle loro inclinazioni personali.
Ad ogni modo, entrambi gli illustri relatori hanno concluso sottolineando la positività intrinseca in ogni innovazione: la DAD ha permesso di mettersi in gioco per fronteggiare nuove dinamiche. Si tratta, ora, di strutturare un progetto sempre più organizzato, in grado di individuare puntualmente capacità, obiettivi, argomenti, tempi per docenti e studenti, con strumenti adatti alle finalità, con dosi e strumenti adeguati.
A cura di Eliana Blandino