Per riflettere

Fotografie da Cortina

Antonio, da tutti chiamato Toni, ha 75 anni. Classe 1946, abita a Cortina e nella sua vita ha passato in totale poco più di 89 giorni fuori dalla provincia di Belluno. Se gli chiediamo il motivo lui sorride e semplicemente afferma convinto: “Qua c’è il mondo” e, mentre si siede nella seggiola di legno intagliata questa mattina, prende tra le mani un vecchio album di fotografie ed inizia a sfogliarlo.

Nella prima immagine c’è Antonio a 10 anni. La sua figura occupa un piccolissimo tratto della foto perché nello sfondo la scena è dominata da un enorme trampolino di lancio per salto con gli sci. Crescendo ha capito che Cortina non era una città di montagna come le altre proprio guardando il “Trampolino d’Italia”. “Non avevo mai visto una cosa così grande, montagne a parte ovviamente”. Un punto K di 90m, il primato di distanza effettuato su quel colosso era di 92 metri, inaugurato nel 1923 e utilizzato per i primi Giochi olimpici italiani nel 1956. Antonio aveva 10 anni quando alle porte di Cortina sono stati fissati gli anelli colorati dei Giochi olimpici invernali sotto i quali tra il 26 gennaio e 5 febbraio 1956 è “entrato il mondo a Cortina”. “Non ho mai sentito il bisogno di viaggiare perché avevo già conosciuto gente da ogni parte del pianeta. Ogni inverno, ogni estate, le persone venivano a Cortina, il mondo ama Cortina, tutti sanno dove si trova, tutti conoscono il rosa delle sue dolomiti, l’aria pulita che si respira mischiata al profumo del legno appena tagliato, il silenzio assordante nella cima delle montagne mentre ci si gode un paesaggio mozzafiato dopo una giornata sugli sci”. Un’olimpiade piena di aspettative e grandi eventi: l’Italia vuole far comprendere come stia riuscendo a rialzarsi dopo la guerra, vengono costruite strade, ferrovie, palaghiacci, edifici, gli italiani si mobilitano e prendono spunto da altri paesi per la buona riuscita dei Giochi; inoltre, l’Urss debutta portando a casa diversi ori e impressionando il mondo con la sua squadra di hockey; la RAI trasmette in diretta le gare olimpiche; una donna pronuncia per la prima volta il giuramento degli atleti, è Giuliana Minuzzo, campionessa di discesa libera.

Antonio continua a sfogliare il vecchio album fotografico e si sofferma su un’immagine di Corso Italia, la via principale nel centro città. Ci spiega come “tutto venne adibito allo spettacolo: le strutture alberghiere incrementate, chi abitava in alta quota ha iniziato a pensare di trasferirsi a valle, i falegnami hanno acquistato piccole stanze e iniziato a produrre pezzi di artigianato. Dopo pochi anni divenne impossibile acquistare solo pochi metri quadrati perchè Cortina era diventata la Regina, la Regina delle Dolomiti”. Boutique, brand di lusso, vita mondana, personaggi famosi, ma soprattutto film. A partire dagli anni ’60, Cortina diventa il set della “Pantera Rosa”, di “A Place for Lovers” con Marcello Mastroianni, di “007″, di “Han Solo. A Star Wars Story”, ma soprattutto di “Vacanze di Natale”. Durante questo inverno, seduti sul divano, in molti abbiamo acceso il televisore e immaginato, con un po’ di nostalgia, di essere come Christian De Sica tra i corridoi del “Miramonti” e del “Cristallo”, suoi illustri hotel;  oppure abbiamo sperato di sfrecciare come James Bond tra le piste da sci delle Tofane che ripide e bellissime regalano ad ogni sciatore quel brivido che si cerca quando si diventa un po’ più esperti, quando si cerca di raggiungere velocità sempre maggiori, quando la pista un po’ ghiacciata innesca uno spirito di sfida con la montagna stessa. “La montagna però non perdona e le piste di Cortina lo sanno bene” ci ricorda Antonio e indica una foto di Kristian Ghedina, il campione di sci che negli anni ’90, dopo l’esordio di Alberto Tomba, ha continuato a tenere l’Italia incollata allo schermo. Ghedina è di Cortina d’Ampezzo, le sue specialità sono discesa libera, supergigante e combinata, ha raggiunto i 218 chilometri all’ora e dichiara di non essersi mai fermato, nemmeno quando sua madre morì proprio a causa di un incidente sugli sci, ora una pista porta il suo nome.

Antonio, poi, si sofferma su un’immagine fresca di stampa dove è ritratto con gli sci ai piedi e la mascherina sul volto (in tempi migliori ci spiega che avrebbe indossato il passamontagna per le temperature sotto zero). È immortalato mentre con la punta della racchetta indica le montagne “stavo spiegando a dei ragazzi i nomi delle vette. Ci sono le Tofane a ovest, a nord il Pomagagnon, Cristallo a nord-est, il Faloria e il Sorapiss a est, il Becco di Mezzodì, la Croda da Lago e a sud il gruppo del Nuvolau. Da piccolo mi avevano insegnato una canzoncina per memorizzarle, si fa così con i bambini in montagna.” Appoggiando il dito sopra una cima aggiunge “le Frecce Tricolori sono arrivate da qui”. La bandiera italiana si è infatti formata sopra il cielo di Cortina rendendo più colorata l’ultima edizione dei Campionati mondiali di sci alpino. Tra la rabbia degli albergatori, dei consorzi, degli sciatori per la decisione di tenere chiusi gli impianti e la nostalgia dei campioni per le discese silenziose a causa di un pubblico assente, i mondiali di Cortina 2021 hanno avuto un animo diverso.

Ora tornerà il silenzio nella città, la montagna ricomincerà ad emettere i sui suoni naturali, il cinguettio degli uccelli, il fischio del silenzio che si avverte in alta quota, il rumore dei ruscelli, ma Antonio ha deciso di lasciare la provincia. Passerà per la strada Alemagna, costeggerà Cibiana (piccolo museo a cielo aperto grazie ai suoi murales), Pieve di Cadore (città natale del Tiziano), Longarone (con la sua drammatica storia della diga del Vajont), Belluno (capoluogo di provincia) e arriverà fino a Milano, per poter portare il suo contributo nella progettazione dei giochi olimpici Milano – Cortina 2026.

A cura di Sofia Cecchet

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