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STEFANO ANNONI: «UN VIAGGIO DENTRO I CONFINI DELL’ANIMA»

        I RAGAZZI DEL MASSACRO

Ancora una volta una Milano uggiosa accoglie la drammatica storia de “I ragazzi del Massacro”, tornata in scena a Teatro Grassi lo scorso 6 Novembre. Secondo la penna noir di Giorgio Scerbanenco è proprio sotto un cielo avvolto dalla nebbia della città che la giovane maestrina Matilde Crescenzaghi viene assassinata dai suoi alunni, nell’aula della scuola serale Andrea e Maria Fustagni agli inizi degli anni Sessanta. Protagonista è sempre lui, Duca Lamberti (Stefano Annoni), l’anti-eroe del romanzo, medico e investigatore, che con i suoi modi violenti cerca di venire a capo di un delitto, scontrandosi con diverse problematiche sociali, prima ancora che legali.

La trama dello spettacolo, che si agita nell’eco della rivoluzione giovanile, non rispecchia fedelmente quella del romanzo di Scerbanenco, che del Sessantotto non cita lo spirito rivoluzionario. L’adattamento di Paolo Trotti, si concentra infatti sugli “Ultimi”, i giovani abbandonati dai genitori e nascosti sotto il tappeto della città, sui drogati, sulle prostitute, su coloro che vengono emarginati perché omosessuali o lesbiche, sui diversi. Piccole, tragiche storie che si svolgono in parallelo alla storia principale, quella del “Gran Rifiuto” dei valori e delle istituzioni tradizionali, rifiuto in cui si riconoscerà anche Livia Ussari (Federica Gelosa), assistente sociale e aiutante di Duca Lamberti, nonché personaggio icona del Sessantotto. Sarà lei, insieme al capo della polizia (Diego Paul Galtieri) a guidare l’azione investigativa di Lamberti, tramite la quale si riuscirà ad avere accesso all’anima di tutti coloro che, nel bene o nel male, si sono trovati ad essere coinvolti nel delitto. Lamberti affronterà un vero e proprio viaggio dentro i “confini dell’anima” indagando un uomo spogliato di ogni attributo esterno e ridotto a nudità, che si mostra in tutti i suoi difetti e i suoi pregi. Ciò che viene portato sotto processo è, in definitiva, non il mostro ma l’essere umano.

La parabola che si nasconde dietro la storia di Scerbanencoporta con , nel contempo, una riflessione sulla tragicità sociale che si agita in quelli anni ma che possiamo considerare sempre attuale. Giovani dimenticati dal mondo, scissi dal concetto utopico di “normalità”, si ribellano ad un sistema di asservimento e di consumismo che non li accetta e che quindi li allontana. Sarà solo la sensibilità di Livia, figura femminista e pacifista, a scorgere nei ragazzi, interrogati brutalmente da Duca Lamberti, non solo dei colpevoli ma anche delle vittime. Nei loro visi segnati da rancore e rabbia, da un delitto che li macchierà per sempre, riesce a vedere una possibilità di rinascita, la speranza in un cambiamento. Il tema è quello della rivendicazione dei diritti civili, della rivoluzione sociale e politico-istituzionale e della messa in discussione di concetti che prima si credevano inopinabili. È quello di unumanità che sostiene che «la verità sia necessaria e la giustizia una vittoria».  

Duca Lamberti più che la giustizia ricerca la verità. Stefano Annoni descrive il suo personaggio come un anti-eroe che si porta dietro delle cicatrici. Radiato dall’albo dei medici per aver praticato l’eutanasia (altro tema attualissimo che Scerbanenco trattava già nel Sessantotto) anche lui è costretto a fare i conti con i suoi mostri interiori, e si ritrova per questo a usare modi non troppo gentili con i ragazzi sotto interrogatorio. “Solo grazie all’aiuto di Livia” aggiunge Annoni, “e del capo della polizia, suo amico, riesce a ragionare e capire il labile confine che sussiste tra la vittima e il proprio carnefice, che di fronte a casi come questo non ci sono vincitori ma soltanto vinti e che anche la scoperta della verità implica un’altra grande sconfitta».
                                                                                           A cura di Beatrice Firinu

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