Per riflettere

Il velo di Aya

Aya Mohamed è un’attivista musulmana che, tramite la sua voce, caratterizzata da diverse sfaccettature, si impegna nell’abbattere pregiudizi e verità infondate su temi come: il femminismo e l’essere donna oggi, la religione islamica e la libertà connessa al senso di identità. Il femminismo è una dimensione molto spesso fraintesa anche a causa della pop-izzazzione del movimento che trasparirebbe ad esempio dai social, e che implica piuttosto una sorta di schiavismo sott’inteso.

Io mi sento libera ogni giorno, libera nel decidere chi sono, nel mostrare chi sono, libera nel prendere le mie scelte in maniera autonoma e indipendente. Il velo per me non è un’imposizione ma l’affermazione della mia libertà.
(Aya Mohamed)

Per Schopenhauer gli uomini sono ignoranti in quanto questi non conoscono il mondo così com’è, ma ne ricreerebbero una semplice e soggettiva rappresentazione. Il filosofo parla proprio del mondo come “volontà e rappresentazione” divenendo agli occhi dell’essere umano il frutto di ciò che desidera vedere e concepire. Ma dove si trova allora il mondo reale per Schopenhauer? Proprio dietro un velo, conosciuto come il velo di Maya, nome derivato appunto dalle culture orientali. Un velo che nasconde la verità, che va strappato per risvegliare chi dorme dal sogno, per condurre l’uomo alla conoscenza e all’essenza vera dell’essere, attraverso vie che redimono l’uomo dal dolore e dall’ignoranza.
La paura è un sentimento generato dalla non conoscenza che ci spinge a rigettare e a rifiutare questo o quell’altro. La paura ci ostina a non volerci far cogliere, facendoci sprofondare nello spazio angusto e buio del pregiudizio. Etichettiamo le persone esattamente così come si fa con le merci, ma c’è un’imprescindibile ed abissale differenza tra il concetto di cosa e il concetto di persona. Diventiamo presuntuosi e saccenti credendo di poter già sapere tutto, di poter dare giudizio ad ogni fatto. Crediamo di sapere cosa significhi libertà, emancipazione, diritti e parità ma lo sappiamo realmente? Riflettiamo mai abbastanza sulle differenze per le quali crediamo di batterci ma per le quali molto probabilmente stiamo solo imponendo la nostra personale visione? Cosa significa contrapporre l’essere occidentali all’essere musulmani e perché lo facciamo? Quanto ne sappiamo veramente dell’Islam? Cosa sono realmente la libertà e l’identità?

La mia identità viene ridotta al semplice fatto che indosso il velo, tralasciando tutto il resto. (Aya Mohamed)

Spesso ci si riferisce alla libertà come all’abbattimento di ogni forma di limite, dipendenza e condizionamento, ma è rischioso ragionare così e soprattutto bisogna sempre tenere in considerazione che la propria libertà finisce laddove inizia la libertà di un altro. Ad esempio, in fisica il limite definisce anche la forma. La dipendenza e il condizionamento assumono una connotazione negativa se riguardano forme di dipendenza da oggetti o sostanze, ma se queste stesse dipendenze scaturissero da rapporti profondi come quelli d’amore, ecco che potrebbero assumere una connotazione positiva se in grado di accrescere e non di soffocare.
L’unicità di ognuno di noi è da preservare e avvalorare, l’omologazione è un processo che deve riguardare esclusivamente le macchine. Potere e dominio sono due forme molto diverse tra di loro: il potere risiede in chi possiede conoscenza e la spende per giuste cause, il dominio è impotenza, potrebbe sembrare un paradosso ma invece sottolinea un’impotenza nella quale risiede l’ignoranza e dove vige l’assoggettamento.

Il ’Hijab per me non è mai stato un limite perché io indossando il velo posso comunque fare tutto quello che voglio fare, posso lavorare, posso guidare, posso andare a correre. Il limite viene imposto più dalle persone nel momento in cui quando vedono che indosso il velo proiettano su di me un’immagine non veritiera di chi sono io. Si tende sempre a dipingere un’immagine oppressa, un’immagine sottomessa che non rispecchia molto spesso la realtà. (Aya Mohamed)

Allora il femminismo e la libertà della donna in Occidente starebbero in gambe scoperte sotto le minigonne? In decolleté vistosi e in sederi coperti solo da un perizoma in copertina? O sta nella scelta di poter mostrare quello che si vuole, a chi e quando? Ci sentiamo davvero di dire che la sottomissione è solo quella delle donne musulmane? Che le donne islamiche siano sottomesse al maschilismo e al compiacimento degli uomini dei loro paesi e che le donne occidentali siano libere da questo?

Io decisi di indossare il velo sui 18 anni, in maniera completamente indipendente, perché essere musulmana rappresenta la mia identità. Questa forma di identificazione, in realtà, dà molta libertà alla donna. Chi ha deciso che la nudità sia l’unica forma di emancipazione? Se tu non hai la possibilità di vedere il mio corpo, sei portato a considerare chi io sia attraverso i miei comportamenti e le mie parole. Io sono una donna e sono stanca di essere oggettificata in base al mio corpo. A me dà un grande senso di libertà poter decidere di coprire il mio corpo e di avere io il potere su di esso. (Aya Mohamed)

Il Rajm o lapidazione è la pena a cui alcune donne musulmane vengono sottoposte in caso di adulterio. Non solo l’uomo islamico però può essere accusato di arrogarsi il diritto di omicidio in tale situazione, è bene sapere che in Italia l’art. 377 del Codice penale autorizzava fino a qualche tempo fa l’omicidio per adulterio e che l’art. 150 del Codice civile autorizzava e dava facoltà al marito di tradire il vincolo della fedeltà coniugale.  L’art. 189. del Codice civile vietava la ricerca della paternità naturale. L’abrogazione del reato d’adulterio è avvenuta nel 1968 e quella della legge sul delitto d’onore solo nel 1981.

Il mio percorso sui social è cominciato qualche anno fa, quando a causa di varie esperienze avevo capito che stavo vivendo una difficoltà nel trovare lavoro a causa del velo. […] Utilizzare questo luogo per sensibilizzare le persone, per informare le persone. Da allora ho sempre cercato di impegnarmi nel rompere gli stereotipi, i pregiudizi legati alla mia immagine. […] Spesso ritrovo che magari le persone hanno tantissime informazioni che vengono comunicate dai mass-media che non sono corrette. (Aya Mohamed)

Il rischio del non conoscere è il non comprendere, è il non riflettere ed il risultato sarà quello di finire per dare per scontato e di giudicare tutto a priori. Chi sceglie di portare il velo non è per forza e sempre schiava della sua scelta, dovremmo guardare alla possibilità che sia semplicemente la sua scelta. Dietro un velo, c’è un mondo. Schiava può essere però, anche chi crede di essere libera fuori e non sa di esserlo invece nella mente e nell’anima.

A cura di Francesca Matera

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