Uova d’Oro: la crisi del cacao e la Pasqua più cara di sempre

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La Pasqua 2025 si è distinta per qualcosa di inaspettato: il prezzo del cioccolato. Se negli anni passati le uova erano simbolo di festa e dolcezza, quest’anno si sono trasformate in un lusso per pochi. Dietro ai rincari delle amate uova pasquali si nasconde una crisi ben più ampia: quella del cacao.

L’impennata dei prezzi del cacao, insieme alla crisi che coinvolge il burro, ha fatto lievitare i costi dei dolci tradizionali. È quanto emerge da un’indagine del Codacons, che ha analizzato i prodotti delle marche più conosciute sugli scaffali della grande distribuzione. Secondo l’associazione, chi ha voluto acquistare uova o colombe ha dovuto prepararsi a spendere decisamente di più rispetto al 2024.

Per le uova di Pasqua, sia al latte che fondente, i rincari registrati sulle marche più note – escludendo eventuali sconti – hanno toccato un aumento medio del 29,8% rispetto all’anno scorso. In alcuni casi, l’incremento ha superato il 40%. Esempio emblematico, citato dal Codacons: un noto marchio svizzero di fascia medio-alta ha raggiunto oltre 22 euro a confezione, con un prezzo che nei principali supermercati ha sfiorato i 70 euro al chilo.

Le ragioni di questi aumenti sono legate alle difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime. Il cacao, in particolare, ha raggiunto alla fine del 2024 un record storico di 12.000 dollari a tonnellata. E se oggi il prezzo si è assestato intorno agli 8.000 dollari, resta comunque ben al di sopra dei 2.900 dollari di marzo 2023. Si parla di un aumento superiore al 175%, con effetti diretti sul costo al dettaglio di tutti i prodotti a base di cioccolato. Anche il burro, ingrediente fondamentale delle colombe pasquali, ha visto un’impennata: secondo la Commissione europea, l’aumento annuo ha toccato l’83%, con le quotazioni che hanno superato gli 8.300 dollari a tonnellata. Un rincaro che, inevitabilmente, ha inciso sul prezzo finale di uno dei dolci simbolo della nostra tradizione. Intanto, i due principali produttori mondiali – Costa d’Avorio e Ghana – stanno affrontando una stagione drammatica. Da un lato, il clima estremo, tra siccità e piogge torrenziali, ha compromesso i raccolti. Dall’altro, malattie fungine come la Black Pod Disease, presente soprattutto nelle aree tropicali, hanno distrutto intere piantagioni. Ma non è tutto. Gli agricoltori, stretti tra rese basse e costi di produzione in crescita, ricevono compensi sempre meno equi. Le grandi multinazionali, pur di assicurarsi il poco cacao disponibile, sono disposte a pagare cifre esorbitanti. E, come sempre, l’aumento dei costi si riflette sul consumatore finale. Il risultato? Uova di Pasqua più piccole, meno abbondanti e decisamente più costose. La domanda sorge spontanea: è solo un problema di mercato o c’è qualcosa di più profondo da considerare? Questa crisi del cacao mette in evidenza quanto il nostro stile di consumo sia legato a dinamiche globali fragili e spesso poco sostenibili. Ci fa riflettere su quanto poco conosciamo delle filiere dei prodotti che amiamo. Forse, anche se la Pasqua è ormai alle nostre spalle, ci resta un’occasione importante: quella di ripensare al valore di ciò che consumiamo. Scegliere prodotti più etici, sostenere il commercio equo o riscoprire i dolci della tradizione locale possono essere piccoli passi verso un consumo più consapevole. Perché il cioccolato è un piacere, ma non può (e non deve) costare la dignità di chi lo produce!


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