“E ora, miei adorati, imparerete di nuovo a pensare con la vostra testa, imparerete ad assaporare parole e linguaggio, parole e idee possono cambiare il mondo (…). Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita”.
Con queste parole il professore John Keating dal celebre film “L’attimo fuggente”, interpretato da Robin Williams, si rivolgeva ai suoi alunni che, meravigliati e stupiti, lo ascoltavano attentamente.
Queste parole, più attuali che mai, sembrano parlare alla nostra società ossessionata dai numeri, dalla produttività e dai risultati immediati.
Viene spontaneo chiedersi: dove è finita la poesia? Perché discipline come storia, letteratura e arte sono state relegate in secondo piano nei programmi scolastici?
Quello che stiamo attraversando è un vero e proprio cambiamento di rotta. Nella società moderna, c’è una forte enfasi su ciò che è considerato “utile” in termini di carriera, guadagno e progresso tecnologico, dove discipline come ingegneria, medicina, economia, informatica sono, spesso, percepite come fonte di reddito, al contrario, le materie umanistiche sono sinonimo di incertezza, soprattutto economica. Basti pensare alla drammatica riduzione degli iscritti al Liceo Classico, scelto solo dal 5,8% degli studenti già nel 2023. I percorsi più umanistici hanno ceduto il passo a discipline più concrete e presenti, che senz’altro incontrano anche un notevole successo dopo la scuola dell’obbligo. Ma se la storia e la letteratura sembrano venire meno dinanzi ai problemi della società, su quale base possiamo ancora dire “Historia magistra vitae”?
Altra nota dolente per un percorso di questo genere riguarda senz’altro la presenza dei social media, dove si prediligono format snelli e concisi, rispetto ad una riflessione saggistica, che richiede un tempo maggiore di lettura e un’altrettanta soglia di concentrazione.
Nonostante questa predilezione per l’economia del sapere, le discipline umanistiche non scompariranno, ma dovranno ri-orientarsi verso nuove esigenze sociali. La filosofia, la poesia, l’arte sono da sempre stati un mezzo di sviluppo per l’uomo e per il suo pensiero; l’essere umano ha sempre cercato l’origine di tutto a partire dalle cose più semplici.
Forse, allora, dovremmo tornare all’essenza, fermarci, ascoltare il silenzio e riscoprire ciò che ci rende davvero umani. Come ci ricorda il Santo Padre, in uno dei suoi Angelus, a volte è nel silenzio che troviamo le risposte più profonde.