“L.’Africa è un continente complesso: non smettete mai di affrontare questa complessità. Per voi stessi e per il mondo in cui viviamo, non accettate mai una narrativa stereotipata. La diversità non deve fare paura.” – Dott. Rigolli
Quest’anno, al Collegio Marianum, in continuità con il progetto dell’Ateneo per l’Africa, abbiamo avuto il piacere di ospitare, durante alcune conferenze, professionisti e realtà impegnate nella promozione della salute e dei diritti nei Paesi africani.
In particolare, nell’ultimo incontro, sono intervenuti Loide Cambisano, Michele Veronesi e Alberto Rigolli, professionisti che collaborano attivamente con CUAMM – Medici con l’Africa, una delle principali organizzazioni italiane di cooperazione sanitaria internazionale.
Il primo a prendere la parola è stato Michele Veronesi, referente per le relazioni con il territorio, che ci ha illustrato il peculiare approccio di CUAMM: un modello operativo basato sulla cooperazione e sul sostegno allo sviluppo locale, con interventi mirati anche nelle aree più difficili da raggiungere, fino al cosiddetto “ultimo miglio”. L’organizzazione lavora in stretta sinergia con le comunità locali, rispettandone la cultura e le pratiche, senza imporre modelli esterni.
Il motto dell’associazione – “Con l’Africa e non per l’Africa” – sintetizza perfettamente questa filosofia: essere presenti senza possedere, aiutare senza controllare, sostenere lo sviluppo locale senza sostituirvisi.
A seguire, ha preso la parola il dott. Alberto Rigolli, medico specializzato in ginecologia con oltre trent’anni di esperienza nei paesi africani dove CUAMM è attiva. Rigolli ha condiviso la sua storia professionale e personale, raccontando come abbia scelto di dedicarsi alla cooperazione internazionale per restituire, attraverso il suo lavoro, quanto ricevuto nel corso della vita. Oltre all’attività clinica, si occupa da sempre di formare il personale sanitario locale, affinché le comunità possano proseguire in autonomia una volta concluso il supporto diretto di CUAMM. Rigolli ha richiamato l’attenzione sulle sfide sanitarie ancora molto presenti, come la mortalità materna, legata spesso a parti in condizioni di sicurezza insufficienti, a strutture sanitarie lontane o a carenze infrastrutturali come l’assenza di elettricità. Per rispondere a queste difficoltà, CUAMM ha sviluppato le “case di attesa”: spazi vicino agli ospedali dove le donne prossime al parto possono trovare accoglienza e cure, evitando spostamenti lunghi e rischiosi nel momento più delicato.
A chiudere l’incontro è stata la testimonianza della dott.ssa Loide Cambisano, alumna del Collegio Marianum, avvocata e Project Manager per CUAMM in Tanzania. Da due anni Loide coordina progetti sul campo, supervisionando la gestione delle risorse, l’organizzazione logistica e le relazioni con le autorità locali e i partner, mantenendo un dialogo costante con la sede italiana. Il suo lavoro è un ponte tra le esigenze della comunità e le strategie operative dell’organizzazione, con l’obiettivo di rafforzare le capacità locali e garantire continuità ai progetti anche dopo la fine del supporto esterno.
Il suo intervento ha ricordato a tutti quanto la cooperazione internazionale richieda competenze, responsabilità e ascolto, ma anche la capacità di costruire relazioni di fiducia all’interno di contesti molto diversi da quelli di partenza.
Grazie a queste testimonianze di vita e di lavoro, il messaggio arrivato alla platea è stato chiaro e concreto, racchiuso nella risposta a una domanda essenziale: “Perché si parte?” — “Si parte perché mettersi al servizio degli altri significa mettersi davvero alla prova, come persone e come professionisti.”

