“L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita” di Alessandro D’Avenia

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Il libro “L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita” di Alessandro D’Avenia tratta il tema della fragilità umana, descrivendola come “ciò che ci fa essere vivi, ciò che ci rende umani“.

D’Avenia ripercorre la vita di Giacomo Leopardi attraverso le sue opere, offrendo una nuova prospettiva. Per l’autore, il poeta non era solo un uomo consapevole della durezza dell’esistenza, segnata da problemi di salute e da un ambiente familiare freddo; ma anche un individuo profondamente innamorato della vita, in continua ricerca di amore e felicità. La fragilità, invece di essere una condanna, diventa per Leopardi una risorsa per esplorare il senso dell’esistenza. Il cd. pessimismo cosmico, spesso interpretato come una visione negativa, è in realtà un approccio realistico e lucido alla vita.

Nel libro, Leopardi diviene un esempio di fragilità umana e la sua poesia è una chiave di lettura per comprendere il dolore, la sofferenza e la vulnerabilità dell’essere uomo. D’Avenia non solo accetta la fragilità, ma la valorizza, affermando che “Non esiste nessuna vita che non sia fragile. La fragilità è il nostro destino, non la nostra condanna“. Essere fragili non è una debolezza, ma ciò che ci permette di provare emozioni autentiche e crescere. In questo senso, l’autore scrive: “Solo chi è fragile sa davvero cosa significa amare“.

Per vivere in modo autentico e pieno, infatti, è essenziale accettare la propria vulnerabilità e imparare ad amarsi: “Non è mai troppo tardi per diventare ciò che si è”. Il libro diventa così un invito al lettore ad abbracciare la propria fragilità e a trasformarla in coraggio, perché “Il coraggio non è l’assenza di paura, ma la consapevolezza della propria fragilità“.

Il legame tra la vita di Leopardi e quella degli uomini contemporanei emerge dalla scelta delle sezioni del libro, ognuna delle quali è dedicata a un particolare momento di vita. Nell’adolescenza, D’Avenia esplora il concetto di “rapimento”, ossia la passione travolgente per qualcosa che per Leopardi si manifestava nell’amore per la lettura. L’autore, grazie alla sua esperienza di insegnante, osserva come i giovani d’oggi vivano la propria fragilità cercando rifugio in vari modi, talvolta senza successo.

Segue la maturità, un periodo difficile per Leopardi, segnato da problemi di salute e da una profonda crisi spirituale che lo portò a mettere in discussione la propria fede. Mentre il poeta si rifugiava nell’isolamento e nel pessimismo cosmico, D’Avenia esorta il lettore a rimanere fedele a sé stesso e a non smarrirsi nel dolore.

Superate le difficoltà, giunge la fase della riparazione, che si realizza nel rapporto con gli altri. L’amicizia diventa un elemento cruciale, proprio come lo fu Antonio Ranieri per Leopardi fino alla fine della sua vita.

Nel capitolo finale, la fragilità trova il suo significato più profondo: accolta e condivisa con l’altro, diventa un ponte di connessione autentica tra gli esseri umani.

D’Avenia lascia il lettore con il messaggio che la fragilità, lungi dall’essere un difetto, è in realtà la nostra più grande forza.


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