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Marilù Mastrogiovanni: una voce contro l’omertà

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Così recita l’articolo 21 della Costituzione italiana, redatto dall’Assemblea Costituente nel secondo dopoguerra e volto a tutelare, dopo un ventennio di soppressione della libertà, uno dei cardini della nuova democrazia.
La libertà di stampa, oltre a essere riconosciuta e garantita dall’ordinamento interno dello Stato, è protetta anche a livello sovranazionale: la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, all’articolo 11, statuisce che “ogni persona ha diritto alla libertà di espressione”.

Alla luce di questa inequivocabile volontà legislativa sembrerebbe ormai superato il rischio della censura, del controllo autoritario dell’informazione, dell’eliminazione del dissenso, tuttavia i fatti, in alcuni casi, dimostrano il contrario.

Il Tacco d’Italia” è un giornale d’inchiesta, fondato nel 2003 dalla giornalista e scrittrice Marilù Mastrogiovanni. Nata in provincia di Lecce, laureatasi in Lettere Moderne presso il nostro ateneo, e poi tornata nella sua terra d’origine, il Salento, ha fatto dell’informazione la sua vita. Marilù sin da subito ha voluto raccontare la sua terra, le storture ma al contempo le sue bellezze, facendo semplicemente “il suo dovere, fino in fondo”. In questa analisi del territorio si è accorta ben presto che ovunque, attorno a lei, il fenomeno mafioso era responsabile del degrado di un contesto già economicamente provato; pa fondo scavava per cercare e raccontare, più si palesavano le trame e i progetti delle organizzazioni mafiose. Una ragnatela fitta, in cui la stessa Marilù si è trovata, quasi inconsapevolmente, invischiata, e a quel punto, dopo aver denunciato gli illeciti mafiosi, dopo aver fatto luce sul traffico dei rifiuti gestito dalla criminalità, sui coinvolgimenti della Sacra Corona Unita in campo edilizio, sui rapporti con le amministrazioni, non si poteva più tornare indietro.

I racconti di Marilù parlano di coraggio, ma anche del senso del dovere che l’ha accompagnata nei molti anni di esperienza, soprattutto quando le cose si sono fatte ancora più difficili: dopo le sue inchieste, infatti, sono arrivate le prime minacce, e gli attacchi istituzionali e non alla redazione del suo giornale. Nel 2018 il Tribunale di Lecce ha disposto il sequestro de Il Tacco d’Italia per quarantacinque giorni.
La censura nel nostro ordinamento viene considerata illegittima in quanto non rientra in nessuno dei casi previsti dalla legge, ma si basa su una presunta diffamazione, che necessita di una legittima verifica giudiziale.
Dopo anni di processi, Marilù è stata assolta, ma non sono certoterminati gli attacchi da parte di tutti coloro che avevano visto i propri interessi danneggiati dagli articoli della giornalista che, con tenacia, non ha mai smesso di fare il proprio dovere, nonostante la paura, le implicazioni legali, l’impopolarità.

Marilù in questi anni non si è limitata a denunciare la mafia, ma il sistema stesso che permetteva, e permette tuttora, alla mafia di svilupparsi e arricchirsi. È un nemico subdolo, perché si sostituisce allo Stato, e guadagna consenso, approvazione, supporto. Dove non c’è lavoro, la mafia provvede, dove non c’è giustizia, la mafia interviene, imponendo però la propria giurisdizione criminale, il proprio dominio. La Sacra Corona Unita risulta fortemente legata al territorio in cui si sviluppa, e in quanto tale, difficile da individuare e smantellare, anche considerati i suoi stretti rapporti con la politica, l’imprenditoria e le istituzioni. Sono proprio quelle stesse istituzioni che dovrebbero tutelare i cittadini e il loro diritto a conoscere la verità che invece si sono schierate contro l’informazione, censurando articoli, chiamando a processo i giornalisti e intralciando così la ricerca della verità.

Da parte nostra, noi studentesse del Marianum sentiamo di dover ringraziare Marilù perché nonostante gli ostacoli sembrino insormontabili, l’organizzazione troppo organizzata e ben strutturata per poter essere abbattuta, le istituzioni lontane e corrotte, la giustizia lontana dalla realtà, la civiltà avrà comunque ottenuto le sue vittorie finché i più coraggiosi come Marilù avranno raccontato una verità che non potrà più essere ignorata. 

A cura di Francesca Dell’Acqua

Un commento

  • Antonio

    Quello di Marilù non è solo un racconto ma una costante, infaticabile e coraggiosa conoscenza e restituzione ai suoi lettori dei meccanismi più corrotti e segreti che attanagliano o sostituiscono le istituzioni e le strutture produttive del territorio dove lei punta lo sguardo. Questo dono perché non vada perso deve germogliare nelle coscienze di ognuno e diventare per noi e per Marilù energia capace di proteggerla e proteggerci dall’assopimento delle coscienze perché il diritto non rimanga una bella parola con la quale lavarsi la faccia, ma la struttura profonda che regola e garantisce una convivenza sociale umana basata sulla fratellanza.

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